Sta suscitando diverse interpretazioni il disegno di legge sulla concorrenza, approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, in merito alla reintroduzione di penali per chi recede dai contratti di abbonamento a telefoni fissi e mobili, internet o a pay-tv.
Molte testate giornalistiche sostengono che con questo disegno di legge verrà rintrodotto la penale di circa 100 euro per chi decide di approfittare di un’offerta più conveniente, sanzione che era stata abolita dalla “legge Bersani” del 2008.
Il Mise sottolinea, invece, che “le penali nel settore della telefonia restano se si recede in anticipo dalle promozioni. Ma non sono previste per cambiare gestore”.
Non la pensa così Altroconsumo che sottolinea come nel disegno di legge approvato dal Governo Renzi “le spese e ogni altro onere comunque denominato relativi al recesso o al trasferimento dell’utenza ad altro operatore sono commisurati al valore del contratto al momento della sottoscrizione quando, invece, secondo la legge vigente, gli unici costi che l’operatore può recuperare sono quelli giustificati da costi dell’operatore medesimo ovvero costi tecnici vivi per operare lo switching e/o il recesso - sui quali peraltro pendono ancora ricorsi”.
Il tentativo del Governo è stato quello di mettere ordine quantificando l’entità della penale in base al tempo rimanente nell’offerta promozionale, invece che lasciare la decisione nelle mani delle compagnie telefoniche. Speriamo che aver messo becco su una delle poche prove di concorrenza in Italia, non abbia portato più danni che benefici.