La Marvel torna sul piccolo schermo con “Marvel’s Agent Carter”.
Imparata la lezione da Marvel’s Agents of – voglio-ma-non-posso – Shield o altro mezzo fiasco?
Spoiler: Imparata.
Agent Carter
La Seconda Guerra Mondiale è finita, ma per l’agente Peggy Carter è appena iniziata un battaglia molto più personale. Perso l’amato Steve Rogers dopo gli eventi del primo Capitan America, Peggy è tornata a New York come membro del SSR (Strategic Scientific Reserve – la versione Casablanca dello Shield), con licenza di … portare panini.
Benché Peggy si sia distinta sul campo come membro degli Howling Commandos, ora è impiegata nell’SSR come semplice segretaria. Un lavoro di tutto riposo a cui i suoi colleghi vorrebbero relegarla senza troppe cerimonie. D’altronde “Peggy è qua perché se la spassava con Cap. durante la guerra” commentano i suoi colleghi.
Tutt’altro che rassegnata, Peggy tornerà presto in azione, nel pilota della serie, grazie ad Howard Stark – si, il papà di Tony visto ne Il Primo Vendicatore. Le rivoluzionarie armi da lui create durante la guerra sono state trafugate, il governo crede faccia il doppio gioco e l’unica che può aiutarlo è, pensa te, proprio l’agente Peggy Carter, a cui sarà affiancato il fedele maggiordomo Jarvis – si, ha lo stesso nome dell’assistente virtuale di Tony, i Marvel-fans applaudono.
More than a filler
Prodotta come filler – riempitivo – in attesa della ripresa della seconda stagione di Agents of Shield, Agent Carter fa molto di più. La serie da una caratterizzazione eccezionale del periodo storico post-bellico, con musiche e ambientazioni – menzione d’onore per la fotografia – degne delle migliori pellicole hollywoodiane. Imparata la lezione di Agents of Shield, il pilot, così come il titolo, pongono tutto il focus su Peggy Carter, dando carattere e personalità al personaggio interpretato da Hayley Atwell. La serie è una chiara aggiunta all’universo cinematografico/televisivo della Marvel, piuttosto che un semplice riempitivo tra un film dei membri degli Avengers e l’altro, come, purtroppo, Agents of Shield si è rivelato essere fin’ora.
Ovviamente lungi dall’essere perfetta, la serie sovente si sbilancia su personaggi e situazioni fin troppo “cartonate”. Vedi il sessismo dei colleghi di Peggy o le tirate hard-boiled del capo del dipartimento. Per fortuna i momenti “meh” sono ridotti al minimo e il misto di spy-story ed action danno alla serie un ritmo veloce e dinamico.
Benché limitata a soli 8 episodi – l’ultimo verrà trasmesso proprio stasera negli US – la serie ha ottenuto pareri positivi da critica e pubblico, con un share di quasi 7 milioni di spettatori per i primi due episodi, arrivati a 4.15 per il penultimo episodio. In termini assoluti non un buon auspicio per la produzione di seconda stagione. Dobbiamo iniziare a sperare in un “ripescone” da parte di Netflix?