In Catalogna soffia il vento dell’indipendenza. Il giorno dopo le elezioni tenutesi nella regione spagnola, non ci sono più dubbi su chi abbia vinto la tornata elettorale. Gli indipendentisti ottengono la maggioranza dei seggi in Parlamento (72 quelli ottenuti, ne bastavano 68) ma non il 50+1% dei voti degli elettori.
Una vittoria dunque a metà, che però non sembra fermare i leader di Junts pel sì e Cup, i due principali partiti secessionisti, pronti a portare avanti il processo di distacco che dovrebbe concludersi nel 2017.
In campo indipendentista, se c’è unità d’intenti, manca però un nome comune su di chi dovrà guidare il governo della regione. Gli anti-capitalisti del Cup hanno ribadito che non appoggeranno la ricandidatura di Artur Mas, leader della coalizione Juntos por el Si e ora alla guida del Governo della Catalogna.
Tornando ai risultati elettorali, le elezioni hanno visto un balzo dell’affluenza: +7%. Il si all’indipendenza non ha attecchito sopratutto nella provincia di Barcellona (dove si è fermato al 36%) mentre ha sfondato, con percentuali oltre il 5o%, in quelle di Girona e Lleida. A Tarragona si attesta al 41%.
Rimane ora da chiedersi come reagirà il governo centrale di Madrid e se gli indipendentisti avranno il coraggio di portare fino il fondo il loro progetto di scissione. Il che avrebbe delle conseguenze inimmaginabili, o perlomeno curiose. Il Barcellona di Messi, ad esempio, non potrebbe più competere nella Liga e in Champions League.