Nel 2014, secondo i dati del Ministero della Salute, le vaccinazioni per poliomielite, tetano, difterite ed epatite B, pertosse sono scese a meno del 95%, soglia minima prevista dal Piano vaccini, e crolliamo all’86% (in calo di oltre il 4% in appena un anno) per morbillo, parotite e rosolia, la cui copertura vaccinale è assolutamente raccomandata.
Questo calo delle vaccinazioni è dovuto al loro successo che ha cancellato il timore dei danni causati dalle stesse malattie. Così molti genitori per non esporre i propri figli al rischio di effetti collaterali, evitano di vaccinarli, aumentando però il rischio che quelle stesse pericolose malattie possano tornare.
Inoltre molti detrattori dei vaccini e internet hanno diffuso la paura del legame tra vaccini e complicanze neurologiche, quando in realtà non c’è la prova del collegamento tra autismo o altri problemi neurologici e le vaccinazioni.
Negli ultimi due anni sono aumentati i casi di morbillo e la pertosse, per cui le vaccinazioni sono scese al 90%, causando, dopo anni, nuovi morti tra i bambini.
Ma il nostro Paese non è l’unico interessato da sentimenti e mozioni anti-vaccinali. Altri in Europa hanno problemi analoghi; solo qualche mese fa, a luglio, aveva fatto scalpore la notizia della morte di un bambino, per difterite, in Spagna.
Così nel 2015 si può ancora morire per pertosse, morbillo, difterite. La realtà è che i genitori molto spesso non sono in grado di fare scelte vaccinali, perdendo di vista l’aspetto sociale e solidaristico delle vaccinazioni, dimenticando che una scelta individuale non riguarda solo il proprio figlio, ma anche i figli degli altri e intere strategie di sanità pubblica.