A tre giorni dalla stage di Parigi governi e cittadini rimangono attoniti davanti all’efferatezza dell’attacco dell’ISIS. D’un tratto l’Europa è passata dalla relativa sicurezza delle sue metropoli al terrore delle strade di Beirut, Mogadiscio o Baghdad.
In seguito agli attacchi, Facebook ha deciso di abilitare, nelle zone attaccate di Parigi, il proprio servizio chiamato “Safety Check”. Creato come progetto personale di uno dei suoi ingegneri — Brian Sa — in risposta al devastante terremoto di Fukushima, Safety Check è stato sviluppato per permettere agli utenti del Social Network di controllare velocemente se i propri cari stanno bene o hanno bisogno di aiuto. In essenza, Safety Check prende un’area circoscritta in cui è avvenuto un disastro naturale, identifica tutti gli utenti localizzati in quell’area (tramite tag, GPS, etc.) e invia una notifica sui loro dispositivi. La notifica mostra un grande bottone verde con la scritta “I’m safe” (“Sono al sicuro”) che, una volta premuto, pubblica lo status di “sicuro” nella bacheca dell’utente, in quella dei propri cari e in altre pagine correlate al disastro.
Benché concepito per i disastri naturali, Facebook ha deciso di abilitare il servizio dopo le stragi di Parigi. Una decisione che, nei giorni successivi agli attacchi, ha sollevato molte critiche, dato che lo stesso servizio poteva essere abilitato per il recente attacco a Beirut.
Dal canto su Facebook ha giustificato la propria scelta tramite un post in cui spiega che “Safety Check” non è stato impiegato a Beirut o in altre parti del mondo in cui c’è uno stato di continua crisi, dove diventa difficile circoscrivere un periodo post-disastro e una zona delimitata che permetta di sapere quando gli utenti sono effettivamente fuori rischio. L’ultima parola sulla vicenda l’ha avuta Mark Zuckerberg che ha commentato “Avete ragione, ci sono molti altri conflitti nel mondo. Abbiamo a cuore tutte le persone in modo uguale e stiamo lavorando duramente per aiutare in qualsiasi modo possiamo le persone che soffrono in molte di queste situazioni.”