Non solo prodotti alimentari. In futuro potremmo riconoscere anche un capo d’abbigliamento o un profumo come prodotto “made in Italy”.
Questo perché ogni prodotto made in Italy potrà essere tracciato con un’etichetta da leggere via smartphone che ci dirà come è stato realizzato, dove è stata presa la materia prima, dove è stato fabbricato e da chi.
Il tutto è merito della proposta di legge sulla tracciabilità del made in Italy che punta a combattere la contraffazione, un fenomeno che ci costa oltre 5 miliardi l’anno. Il testo, approvato alla Camera con la sola astensione di M5S e senza voti contrari, ora passa al Senato e prevede l’introduzione di sistemi di tracciabilità mediante l’uso di codici non replicabili, finanziati grazie a degli appositi contributi.
La normativa mette a disposizione delle imprese, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, appositi contributi affinchè si dotino di nuovi sistemi di etichettatura e certificazione basati su QR-code che i consumatori potranno leggere comodamente con il loro smartphone.
I contributi potranno essere attribuiti a micro, piccole e medie imprese, a distretti produttivi, a forme aggregative di imprese, quali consorzi, anche in forma di società, a raggruppamenti temporanei di impresa, a contratti di rete, alle start-up innovative, nonché a imprese agricole e della pesca, fino ad una quota pari a 20 milioni di euro.