Una su oltre 600 milioni. Questa è la probabilità, al Superenalotto, di beccare la sestina vincente, quella che farebbe vincere l’intero jackpot. Il che ne fà il gioco con la più bassa probabilità di vincita.
Come se non bastasse, il montepremi è costituito soltanto dal 34,7% dell’ammontare complessivo delle vendite dei tagliandi. Il resto va alla Sisal e allo Stato che, non contento, incassa il 6% delle vincite sopra i 500 euro. Vuol dire che, su un montepremi ipotetico di 200 milioni, 12 vanno all’Erario.
Ma perché sono in tanti ad avere sospetti su questo gioco? Vediamo.
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Il vincitore del jackpot non viene mai reso pubblico. Per una questione di privacy certo, ma fa molto comodo anche che non si sappia. Magari non c’è mai stata una vincita reale (parliamo nel caso di montepremi milionari) al gioco.
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A partire dal 2009 i numeri estratti non sono più legati alle estrazioni del Lotto. “Casualmente” in precedenza i 6 erano meno alti, ma molto più frequenti. Oggi tutta l’estrazione viene gestita da un sistema informatico. Da qui i sospetti. L’estrazione avviene inoltre oltre mezz’ora dalla fine delle giocate.
I più maligni sospettano che non sia difficile per gli informatici di oggi alterare il computer e fargli uscire una combinazione non vincente. Oggi le macchine moderne hanno una grande capacità di calcolo e non dovrebbe essere difficile per un computer riuscirci, avendo a disposizione un così abbondante lasso di tempo tra la fine delle puntate e l’estrazione.
Qualcuno ha detto che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Chi vuole scommettere che anche stasera non vincerà nessuno?