Se il referendum porterà Renzi e il suo Governo ai titoli di coda lo scopriremo tra poche settimane, ma è sotto gli occhi di tutti che le ultime cartucce sparate sono quasi fuochi d’artificio.
Il premier è partito con l’aumento delle pensioni, poi il viaggio negli Usa con l’“incoronazione” da parte di Obama, per poi fare la voce grossa contro l’Unesco fino a ieri sera quando è riuscito a bloccare le sanzioni alla Russia chieste da Germania, Francia e Gran Bretagna.
Proprio quello che è successo ieri sera ha quasi dell’incredibile, se pensiamo al Renzi che faceva tutti i compiti che gli ordinava l’Europa. Un pazzo? No, un furbo.
Renzi ha fatto i suoi calcoli: Obama è ormai un ex Presidente, quindi anche se la Casa Bianca si arrabbierà ci sarà tempo per recuperare; l’Unione europea è debole, Merkel e Hollande sono politicamente deboli e senza l’Italia, dopo la Brexit, non possono andare da nessuna parte; la Commissione europea mette i bastoni tra le ruote alla manovra finanziaria italiana e Renzi risponde mettendo il veto sul dossier russo.
E i consensi? Non possono che aumentare. Riavvicinarsi alla Russia significa strizzare l’occhiolino a quel tessuto economico che negli ultimi due anni ha avuto massicce perdite di fatturato dopo l’applicazione delle sanzioni a Mosca e poi non c’è niente di più propagandistico oggi che opporsi all’Unione Europea e alla Nato.
Se i referendum portano questi risultati, una consultazione al mese non sarebbe male.