Rogue One: A Star Wars Story
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Rogue One: A Star Wars Story

A un anno di distanza dal Risveglio della Forza (e della Saga), Guerre Stellari torna nei cinema per raccontare i fatti antecedenti il primo film del ‘77, quelli che hanno portato i ribelli in possesso dei piani per distruggere la prima, gloriosa Morte Nera.

Rogue One

La mancanza del prefisso “Star Wars” davanti a Rogue One — all’anagrafe, “Rogue One: A Star Wars Story” — fa subito intuire che la pellicola non fa parte della tri/esa/ennalogia canonica di Star Wars. Al contrario, inaugura e sdogana l’arrivo nelle sale dell’universo esteso di Star Wars, cioè di storie ambientate nella galassia lontana lontana che tutti conoscono ma che non hanno necessariamente come protagonisti delle vicende narrate i membri della famiglia Skywalker.

In Rogue One questo distanziamento lo si nota fin da subito, dove nei primi minuti del film si viene salutati dal classico “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…” a cui non segue la tradizionale fanfara di ottoni a braccetto col carosello di parole vaganti per lo spazio. Al contrario veniamo subito proiettati dallo spazio su un pianeta dove facciamo la conoscenza della giovane (di lì a poco meno giovane) Jyn Erso e del suo papà, lo scienziato imperiale Galen Erso, responsabile della costruzione della Morte Nera. Quello che colpisce del film è l’aura oscura che lo circonda, capace di rinvigorire quel bagliore che “Una Nuova Speranza” era riuscito a rappresentare 40 anni prima, riuscendo al contempo a scrollarsi di dosso il cliché Impero-cattivo, Ribelli-buoni, ma al contrario presentando i tratti chiaroscuri della Ribellione. Tra le incertezze di un accozzaglia di popoli e pianeti uniti solamente dal disprezzo per l’Impero ma divisi su tutto il resto e con personaggi come Cassian Andor, capitano Ribelle e principale compagno di viaggio di Jyn, che non ci pensa due volte prima eliminare a sangue freddo innocenti che potrebbero mettere a repentaglio la causa della ribellione.

Come scritto nell’incipit, cronologicamente la valanga di eventi di Rogue One prende il via 15 anni prima di A New Hope (il primo Star Wars del ‘77), tempo nel quale l’Impero assembla la prima Morte Nera, culminando con l’exploit dei Ribelli per rubarne i piani di costruzione e rivelarne i punti deboli. All’uopo e per un motivo chiamato caso, destino o la Forza, Jyn si ritrova a capo di una variegata squadra di Ribelli composta dal già citato Capitano Andor, dal suo inseparabile secondo, quella sagoma di robot imperiale (riprogrammato) K-2SO, lo stranito pilota imperiale (convertito alla causa Ribelle) Bodhi e i due monaci-guerrieri Chirrut e Baze, usciti direttamente da una pellicola di Kurosawa.

Dal canto suo, la pellicola risente di un po’ di lentezza iniziale (fino a circa metà del minutaggio) per la pura necessità di introdurre i (e far attaccare il pubblico ai) nuovi personaggi. La seconda parte pigia sul pedale dell’epicità galattica con battaglie, su terra e nello spazio, addirittura migliori di quelle viste su Hoth ne L’Impero Colpisce Ancora. A completare il quadro, un maniacale e convincente lavoro per conservare la continuità del design anni ‘70 di A New Hope pur concedendosi i virtuosismi della computer grafica moderna.

Seguendo il Risveglio della Forza, anche in Rogue One le strizzate d’occhio ai fan si sprecano. Alcune azzeccate (quei due droidi, i riflessi rossi sul viso di un certo personaggio e la donna prima della chiusura del film), altre posticce (“ho un brutto presentimento”, i tizi della locanda). Note finali e dolenti (ma per fortuna trascurabili): 1) quei due attori fatti in computer grafica (non faccio nomi, tanto li noterete) che potevano essere facilmente resi con inquadrature di spalle e ologrammi ma che, al contrario, si è scelto di buttare direttamente nella Uncanny Valley; 2) la colonna sonora di Giacchino che fa il verso (intenzionalmente) a quella di John Williams senza raggiunge la memorabilità di quest’ultima.

Il film, malgrado non sia stellare (ah-ah) ripaga i fan del prezzo del biglietto anche solo per gli ultimi 20 minuti da pelle d’oca. Oltre a questo, Rogue One porta a casa il risultato importante di aver sdoganato, con successo, la serie Star Wars Anthology che — si vocifera — di qui a poco porterà sugli schermi i film dedicati a Han Solo e Boba Fett.

Che la Forza sia con noi!