Wonder Woman
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Wonder Woman

A settantasei anni suonati dalla nascita dell’eroina di Themyscira, DC e l’inseparabile Warner Bros. portano sul grande schermo un film dedicato a Wonder Woman. Risultato? Una luce in fondo al tunnel.

La Donna Meraviglia

Wonder Woman la si era vista al cinema nel recente Batman v Superman. Lì, pur facendo sorgere qualche (personale) dubbio tra il physique du rôle necessario per interpretare l’Amazzone rispetto al fisichino da modella della Gadot, la si era ammirata nel ruolo da dura risolvi-problemi, capace di tirare fuori dai guai i due personaggi più noti della DC, Superman e Batman.

Ma una cosa è fare una comparsata e tirare quattro ceffoni spadate al primo mostrone che passa, l’altra è reggere sulle proprie spalle il peso di un film incentrato sul proprio personaggio, gioie, dolori, odi e amori.

Per fortuna, malgrado il mezzo fiasco (immeritato?) di Batman v Superman, alla Warner hanno voluto provarci, soprattutto considerando le reazioni positive del pubblico alla Wonder Woman scalcia-sederi della Gadot — del resto come può non piacere un personaggio che ha un tema musicale tutto schitarrate e percussioni?

Origin Story

E quindi via con la storia che racconta le origini dell’Amazzone DC, galeotta la foto (sotto) vista nel citato Batman v Superman e che un sibillino Bruce Wayne manda a Diana Prince (il nome da “civile” dell’eroina) a inizio film, pregandola, un giorno, di raccontarne la storia. Che marpione caro ragazzo quel Bruce.

In un irrefrenabile flusso di coscienza innescato dalla visione della foto, Diana viene riportata con la mente a Themyscira. Lì, nella mitica isola delle Amazzoni, l’eroina vive la sua giovinezza. Figlia della regina Ippolita, Diana cresce tra le continue attenzioni della madre, che la vorrebbe nascosta da tutto e tutti in quando miracolo donatole da Zeus stesso (si, quello Zeus), e l’addestramento militare di Antiope (Robin — Jenny Underwood — Wright), sorella della regina e indomito Generale dell’esercito Amazzone.

La vita procede idilliaca sull’assolata Themyscira, finché un giorno cade in mare un aereo monoposto. Ovviamente ci penserà la Nostra a salvarne il pilota, tale Steve Trevor (Chris — James T. Kirk — Pine) ma, suo malgrado, il malcapitato inglese porterà dietro di sé un manipolo di Tedeschi alle sue calcagna, causando uno scontro frecce vs fucili tra le cavallerizze Amazzoni e gli uomini della Reichswehr.

Segnata dall’evento e curiosa di scoprire il mondo fuori dalla propria isola natale, Diana decide di accompagnare Steve a Londra, in quella che sarà una missione per sconfiggere il dio Ares e mettere fine agli orrori di quella guerra che, a detta di Steve, metterà fine a tutte le guerre.

Wonder Woman

Benché sembrino tanti, gli eventi descritti sopra coprono più o meno la prima mezz’ora di un film facilmente divisibile in quattro parti. Una bella introduzione ambientata nel mito di Themyscira e la sua società di sole donne-guerriere, una parte semi-inutile che culmina in battute del (e sul) Razzo (di Steve), una sequenza fighissima (anche se in alcuni frangenti al limite del ridicolo) ambientata nella letale Terra di Nessuno della Prima Guerra Mondiale, seguita da una chiusura tutta combattimenti e effetti speciali che purtroppo termina con una nota banale/amaro/pezzente un film che si può annoverare come uno dei migliori della DC.

Siamo chiari, il film è godibilissimo, soprattutto le parti elogiate sopra: la meravigliosa Themyscira e le — poco esplorate — dinamiche di una società di sole donne e la sequenza di guerriglia. Inoltre Gal Gadot si conferma essere stata una scelta audace ma perfetta per interpretare l’Amazzone, dando alla propria Wonder Woman tanto i tratti di una donna innocente e vulnerabile quando quelli di una suprema forza della natura, capace di annientare qualsiasi ostacolo si ponga tra lei e il proprio obiettivo. Purtroppo il film si prende qualche licenza di troppo, sfociando in situazioni paradossali dove viene messa in discussione la coerenza della protagonista, soprattutto quando ritratta in comportamenti fuori dal personaggio perché troppo brutali o demenziali. Parti che potevano essere rimosse senza remore, portando il minutaggio del film, di oltre 140 minuti (due-ore-e-venti), a poco oltre l’ora e mezza, guadagnando in dinamicità ed evitando un po’ di sbadigli in platea.

E la luce in fondo al tunnel di cui scrivevo all’inizio? C’è, ed è rappresentata dagli ottimi risultati di critica e botteghino, lasciando ben sperare per il futuro del DC Extended Universe che, lanciato dall’incompreso Batman v Superman e dall’inconcludente Suicide Squad, presenterà la sua prima opera corale (vedi gli Avengers della Marvel) nel prossimo Justice League.