I pirati somali continuano i loro attacchi. Dopo aver attaccato navi britanniche, tedesche, statunitensi e francesi; il
rimorchiatore ‘Buccaneer’, battente bandiera italiana, è stato assaltato e sequestrato a 60 miglia da Aden, nel tratto di mare tra Somalia e lo Yemen.
Ci sarebbero 10 italiani a bordo, dei 16 totali; il sequestro è avvenuto questa mattina alle 11 locali (le 10 in Italia).
Proprio il sequestro di uno yacht francese avvenuto nei giorni scorsi in Somalia, sempre nel golfo di Aden ha portato alla morte di uno degli ostaggi, oltre a 2 dei rapitori, dopo il blitz delle testa di cuoio di Parigi deciso dall’Eliseo per liberare i cinque ostaggi.
La pirateria somala ebbe inizio intorno ai primi anni ‘90, periodo in cui iniziava la guerra civile somala. E’ però dal 2005 che vi è stato un notevole incremento degli assalti dei bucanieri somali.
Il modus operandi di questi ultimi si basa sull’assalire e sequestrare le imbarcazioni commerciali che navigano in quelle acque per poi esigere un riscatto, trattando direttamente con gli armatori, le società, o addirittura gli stessi Governi dei paesi da cui le navi provengono.
Nel 2008 i pirati hanno attaccato più di 130 navi al largo della Somalia, facendo registrare un aumento di oltre il 200% rispetto all’anno precedente, stando alle cifre dell’Ufficio marittimo internazionale. Di fronte a questa escalation della pirateria - sia al largo della Somalia che nel golfo di Aden - numerosi paesi hanno spedito navi da guerra nella zona. I pirati hanno risposto lanciando i loro attacchi sempre più in profondità nell’Oceano Indiano.
La pirateria del Golfo di Aden minaccia l’intera economia globale: si consideri che il 90% delle merci mondiali viaggia attraverso il mare, che il 14% del petrolio greggio mondiale passa attraverso tale zona e che il Golfo oggetto degli attacchi è attraversato da più di 20000 imbarcazioni commerciali l’anno. Gli attacchi dei pirati stanno facendo decuplicare i prezzi dei trasporti via mare: per le assicurazioni, quella zona è considerata zona di guerra. Inoltre, nei costi d’impresa vanno sommati anche i costi dell’equipaggio, che visto il pericolo, chiede ormai paga doppia.
I pirati ormai sono organizzati in una vera flotta di almeno 15 navi, hanno armi e sembra che ricevano cospicui finanziamenti da vari uomini d’affari con conti nel Dubai. Occorre quindi un’azione cooperativa dell’UE e degli USA per riportare la sicurezza nei mari.