Già lo scorso mese scrissi un articolo riguardo ai sempre piùcapillari controlli fiscali in Emilia-Romagna che stanno “mietendo” vittime tra gli evasori locali, su scala nazionale la fruttuosa collaborazione tra gli organi statali e territoriali ha inaugurato una stagione di controlli che è culminata nella recente approvazione dello scudo fiscale da parte di Camera e Senato.
Si scrive “scudo”, si legge “condono”
È notizia di questi giorni il passaggio dalla lista “grigia” dei paradisi fiscali a quella “bianca” – mi chiedo chi stia in quella nera … – di Svizzera e Principato di Monaco, che hanno promesso di fare ammenda dei peccati di gioventù e regolarizzare la loro politica fiscale in conformità ai criteri dell’OCSE.
In questo clima di “legalità dilagante” s’inserisce il decreto passato in Camera e Senato sullo scudo fiscale, ma cos’è uno scudo fiscale e a cosa serve?
Menomale che esiste – e se non esistesse bisognerebbe inventarla – la Wikipedia che dice:
"Il condono valutario (talvolta definito anche "scudo fiscale") è uno strumento grazie al quale chi ha esportato, illecitamente, capitali all'estero, può reintrodurli in Italia pagando un'ammenda la cui entità è solitamente proporzionata all'ammontare della somma esportata."
In particolare lo scudo fiscale appena approvato pone come data ultima quella del 15 dicembre 2009 per la regolarizzazione delle posizioni fiscali dei contribuenti “birichini” che per avvalersi di suddetto condono non devono avere a loro carico attività ispettive o peggio procedimenti penali(mi stupirei del contrario, aggiungo io).
In soldoni: “Hai esportato capitali illegalmente all’estero, magari in qualche bel paradiso fiscale? Bene, dai, se non ti abbiamo beccato noi – quindi niente procedimenti in corso – ti diamo fino al 15 dicembre di quest’anno per regolarizzare il tutto e siamo amici come prima!”
Ovviamente c’è un piccolo extra da pagare, appena il 5% dell’intero capitale emerso, che però assicura la garanzia di immunità per i reati tributari e societari (chi ha detto falso in bilancio?), mica male no?
Para-disi e Para-culi
Se da una parte il governo vara “perdonanze” per i maliziosi evasori esterofili, dall’altra prosperano siti come ParadisiFiscali.org – un vero e proprio catalogo delle attività grigio-scure della finanza internazionale: l’homepage della società O.P.M Corporation con sede a Panama– anch’esso paradiso fiscale – vanta un ricco menù di consulenze che spaziano dall’apertura di società off-shore, fino alle più raffinate procedure per la gestione di società di banca e finanziarie.
Vi consiglio di farvi un giro sul sito in questione – che non ho linkato di proposito –per rendervi conto voi stessi di cosa è possibile fare e quanto sia “facile” farlo.
Tra le altre cose fa capolino una lunga lista di “domande frequenti” che possono tartassare la titubante mente del futuro evasore impegnato nell’imparare i rudimenti del mestiere e allora viene da chiedersi:
É legale possedere una società offshore (cioè evadere capitali all'estero N.d.A)?
Cento per cento legale. Al boulevard Prince Henry di Lussemburgo, capitale dell'omonimo Granducato, al nr. 13, tutte nello stesso palazzo si possono trovare le sedi di Pirelli, Mondadori, Tosi, Merloni Ariston e, 50 metri più in là, Meccanica Finanziaria, Lucchini, Autogrill, Franzoni, Gazzoni Frascara e Valentino. E che cosa ci fa il gruppo Mediaset a Malta? E l'Istituto Mobiliare Italiano a Madeira? E perché quasi il 50% (112 su 250) delle società quotate in borsa ed il 25% (22 su 88) dei gruppi bancari hanno partecipazioni, quasi sempre di controllo, in società residenti nei paradisi fiscali? La risposta é semplice:**per pagare meno tasse**!
E alla fine ci si ritrova a domandarsi: ma chi è il vero c**e, l’evasore impenitente o l’onesto contribuente, a voi trarre le conclusioni del caso.