Bioshock Infinite
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Bioshock Infinite

Appese trivella e scafandro al chiodo, il nuovo capitolo dell’opera di Irrational Games molla gli ormeggi e decolla verso più alti livelli di gioco, letteralmente.

Welcome to Columbia

Bioshock Infinite

Scordatevi le claustrofobiche strutture sommerse di Rapture e preparatevi all’immensità del cielo di Columbia.

"Dove siamo"

chiede DeWitt,

"Nel posto di più vicino al Paradiso ci sia sulla Terra"

gli risponde un abitante di Columbia. E’ il 1912 e per ripagare i propri debiti di gioco, il reduce del massacro indiano di Wounded Knee ed ex-agente della Pinkerton, Booker deWitt, viene ingaggiato dai criptici fratelli Lutece per infiltrarsi a Columbia e liberare una misteriosa ragazza di nome Elizabeth, riportandola sulla Terra sana e salva.

Bioshock-Infinite

Columbia, come Rapture, è la quintessenza dell’utopia steampunk. Emancipata dal continente americano grazie alla fantascientifica tecnologia dei fratelli Lutence che la mantiene a mezz’aria nell’alta atmosfera, la città nasconde una prosperità costruita sull’industrialismo più becero e sul lavoro coatto degli schiavi. Il tutto giustificato dal credo nelle profezie di Comstock e nella purezza della razza americana. Nel suo peregrinare per la città, deWitt scoprirà che pensieri e discorsi degli abitanti di Columbia sono frutto del martellante incedere di slogan, poster e libri inneggianti l’infallibilità delle profezie di Comstock, la purezza della razza “americana” ed il potere dell’industrialismo.

Fanatismo, oppressione e razzismo saranno gli ingredienti di un polveriera che non aspettava nient’altro che l’arrivo di deWitt per deflagrare in tutta la sua devastante potenza.

Spara, finché sei in tempo!

Sul piano propriamente ludico, Infinite non delude le aspettative dei giocatori dei precedenti capitoli e gioca le carte “vincenti” della serie. Armi e plasmidi (qui chiamati Vigor) si sprecano, ognuno personalizzabile e migliorabile tramite le apposite macchinette disseminate per Columbia. I livelli godono di una libertà senza precedenti, grazie sopratutto alla dimensione verticale data da ganci e tubature – chiamate skyline – usate per gli spostamenti verticali, alla ricerca delle posizioni strategiche.

Ma Infinite è molto di più di un FPS e come ogni titolo Irrational che si rispetti, è la storia a farla da padrone. La città voltante di Columbia, al contrario della desolata Rapture, è gremita di vita. Cittadini, bambini, spiaggianti, amanti appartati, ognuno con la propria piccola parte, ognuno tessera del grande puzzle che Irrational ha disseminato e che caratterizza il minuzioso quadro di Columbia. L’incredibile agilità con cui il paesaggio della città passa da un parco rigoglioso ad una fiera di paese o ad una spiaggia sull’oceano lascia meravigliati. Ed è proprio così che Booker deWitt – e noi con lui – apostrofa questa città.

Menzione speciale per le ottime musiche che, prendendosi le meritate licenze anacronistiche, danno vita ad un comparto sonoro d’eccezione, perfetto nel descrivere ora la spensieratezza, ora la drammaticità degli ambienti di gioco.

Non sono mega-palloni pieni di aria?

bioshock infinite 2

Rompendo la tradizione del protagonista “duro ma muto” dei precedenti capitoli, deWitt si dimostra sì un duro, ma pure un “chiaccherone”, che non perde occasione per apostrofare situazioni e ambienti, lanciando spergiuri contro i nemici, rimanendo sgomento davanti alle scene più truci ed interagendo coi personaggi della storia.

A deWitt si affianca la (co)protagonista: Elizabeth. Lungi dall’essere una mera “donzella in difficoltà”, Elizabeth si dimostra più umana di noi giocatori, costretti nella lineare interazione di uno sparatutto. Pur scriptato e artificiale, il comportamento di Elizabeth incanta e fa invidia. Una volta libera, leggiadra e graziosa, vede per la prima volta il mondo esterno, meravigliandosi della maestosità di Columbia, ballando a ritmo di musica, curiosando in anfratti e cassetti, sbirciando tra i libri e rimanendo terrorizzata quando compiamo azioni particolarmente efferate e sanguinarie. Di contraltare, noi giocatori “umani” ci ritroviamo spesso a rovistare nella spazzatura – letteralmente – alla ricerca di munizioni, soldi e risorse, mangiando e bevendo come forsennati per ripristinare le nostre forze e distruggendo qualsiasi cosa ci sbarri la strada. Chi è l’automa secondo voi?

Nota finale – spoilerosa, ma non troppo –, personalmente definirei Infinite “il gioco di Fringe se la serie fosse ambientata nel 1912”. Tra varchi spazio-temporali, eventi fantascientifici, disquisizioni sul libero arbitrio e padri pronti a tutto per i propri figli, mi sarei aspettato perfino l’arrivo degli Osservatori. Scherzi a parte, proprio grazie ad una magistrale orchestrazione dei succitati temi, Infinite riesce nel difficile compito di accalappiare l’interesse del giocatore, sorprendendolo con colpi di scena degni del miglior dottor Bishop.

Cosa aspettate a tirare la vostra moneta?