A 30 anni dalla sua ultima apparizione nei cinema, torna il Massimo Matto per antonomasia. Colui che, da solo, ha dato vita a quella visione del futuro post-atomico ispiratrice, tra le altre, della serie videoludica di Fallout e del manga Kenshiro.
Fate spazio a capotavola, papà è tornato!
Massimo Matto
Il regista è sempre lo stesso, quel George Miller dei successi come – leggetelo con la voce di Honest Trailers – “Happy Feet”, “Happy Feet 2” e “Babe va in Città” (cotiche, con Happy Feet Miller c’ha vinto un Oscar). Dopo una gestazione di tre decadi, e a 70 anni suonati, finalmente Miller ha trovato un pazzo disposto a dargli il budget e la carta bianca necessari per realizzare quello che, a detta di molti, sarà il nuovo standard di confronto per i film d’azione.
Salutato zio Mel con la manina, tocca a Tom Hardy – il Bane nell’ultimo Batman – dare corpo e anima al Max della nuova generazione. Fury Road è, in questo modo, un inaspettato crocevia tra il reboot e il sequel.
Ritroviamo la wasteland, l’arido deserto post-atomico della trilogia in cui l’acqua è diventata più preziosa dell’oro, seguita a ruota dalla benzina, i cui ottani alimentano motori e animi dei figli dell’atomo. Ritroviamo anche il Nostro, inseguito dai demoni del passato – quelli del primo Mad Max – e da quelli del presente. Si perché se c’è un tema ricorrente in Mad Max è l’assoluta estraneità del protagonista ai fatti che lo circondano, da cui vorrebbe non rimanere invischiato, ma che inevitabilmente finiranno per inghiottirlo.
Dicevamo, i “demoni del presente” di Fury Road sono quelli che Max incontra lungo l’omonima strada. I “Figli di Guerra”, un gruppo di invasati comandati dal viscido “Immortan Joe” – si, “Immortan”. Joe è il despota dell’unica riserva d’acqua della zona, la Cittadella, di cui ha plagiato la popolazione, autoproclamandosene il dio in terra nonché massima carica della religione locale: una rilettura in tema V8 dei Berserkir norreni – in generale, sono molti i rimandi alla cultura norrena nel film.
I Figli di Guerra catturano Max per usarlo come “sacca di sangue”, ma la sua permanenza nella Cittadella sarà molto breve. Sfruttando uno dei rifornimenti di armi e carburante, l’agguerrita Imperatrice Furiosa (Charlize Theron, come non l’avete mai vista) metterà in atto un piano di fuga che, nolente, coinvolgerà anche Max.
Il resto del film si srotola velocissimamente in un forsennato inseguimento lungo quasi due ore a base di hard-rock (letteralmente, c’è perfino un chitarrista piromane NEL film), esplosioni e pallottole tra le lande del wasteland. Il Max di Hardy è il sopravvissuto che abbiamo imparato a conoscere.
Taciturno, risoluto e spesso spietato, troverà nella Furiosa della Theron la perfetta co-protagonista per portare a casa la pellaccia e il grande successo che questo film sta avendo tanto tra critica e pubblico. Menzione d’onore per un attore relativamente poco noto come Nicholas Hoult, già Bestia negli ultimi due X-Men nonché protagonista dell’onesto Il Cacciatore di Giganti, che qui interpreta quel gran Figlio di Guerra di Nux – Ti Ammiro!!!
Prendete Michael Bay e le sue peripezie pirotecniche, mettetelo insieme agli stunts di Fast and Furious e avrete una pallida imitazione di quello che troverete in quella pericolosa mescolanza di adrenalina e testosterone che è Fury Road. Ma badate, non c’è solo azione e frasi ad effetto in Fury Road, anzi, è proprio grazie alla caratterizzazione anche del più piccolo personaggio che appare sullo schermo che lo spettatore finisce per farsi risucchiare nel mondo di Mad Max, rimanendo inchiodato lì, sulla sedia, fino ai titoli di coda.
E mentre la colonna sonora ti rimbomba ancora nelle orecchie, i tamburi di guerra battono all’unisono e le voci del coro si alzano al cielo, riesci a sussurrare un’unica parola: “Ancora!”