By fans for hardcore fans.
X-Men: Apocalypse
Previously on X-Men, ci si era lasciati con quel capolavoro ambientato negli anni ‘60 dal nome di First Class e il successivo Giorni di un Futuro Passato che ha fatto tabula rasa della precedente trilogia sugli x-uomini.
Questo terzo capitolo inizia dove ci aveva lasciato la scena post-credits del secondogenito. Per autocitarmi:
Si prospetta un futuro... Apocalittico!
Ed è proprio da quel cattivone di Apocalisse, a.k.a. En Sabah Nur, che si riparte. Dopo la doverosa premessa ambientata nell’antico Egitto — e ghè, senza spiegone iniziale come si fa a capire chi è sto Apocalisse — si passa a 10 anni dopo gli avvenimenti del Passato Futuro, anno 1983 con la Germania divisa in due, le boom-box, le giacche plasticose e “la musica finto rock, la new wave italiana e il free jazz punk inglese”.
Dopo un sonno millenario, quel cattivone di Apocalisse si risveglia e decide di riportare un po’ di ordine sulla Terra, che quando c’era lui i treni le carovane di cammelli arrivavano in orario! Via con la raccolta dei mutanti da potenziare — una peculiarità della versione a fumetti qui non resa appieno. Reclutati i propri, omonimi, quattro cavalieri (con una scena che alcuni potrebbero considerare sacrilega dell’Olocausto, ma soprassediamo) il villan si lancia alla canonica “CONQUISTA TI MONTO!”.
Ovviamente toccherà agli X-Men risolvere l’imminente (e letterale) apocalisse. Le squadre, composte dagli irriducibili Xavier (McAvoy), Bestia (Hoult), Mystique (Lawrence) e Magneto (Fassbender) vengono rinfoltite da (la rivelazione del precedente film, qui riconfermata) Quicksilver e la versione piccoli-mutanti-crescono di Cyclops, Sansa Stark Jean Gray, Nightcrawler (BAMF!), Storm, Psylocke e (a furor di popolo e con una sola battuta in tutto il film) Jubilee.
Come recita il cappelletto introduttivo, questo Apocalypse è, per la maggior parte, un film fatto da fan (Singer in primis) per fan, piuttosto che per il vasto pubblico. Al netto di qualche importante scivolone (vedi tutta la prima parte di pellicola su Magneto), i temi del diverso (tipico degli X-Men), della solitudine che ne consegue, del potere estremo che estremamente corrompe ci sono tutti e, salvo essere statue di sale, non mancheranno di toccare le giuste corde degli spettatori. D’altra parte, il film contiene tanti “oooh”, “awww” e “woow” per gli X-fan che possono risultare incomprensibili/noiosi/inutili per il normale pubblico.
Menzione d’onore per la bellissima colonna sonora, marchio di garanzia della serie, capace di mixare punk, rock anni ‘80 (quella scena lì con gli Eurythmics) e raggiungere punte eccelse come la Beethoven Havok che, a pensarci, mette ancora i brividi.
A prossimi, Sinistri, sviluppi. Snikt!