Smetto Quando Voglio - Masterclass
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Smetto Quando Voglio - Masterclass

La banda di ricercatori ricercati dalle autorità italiane ritorna sullo schermo. Ed è subito saga!

Foto di Famiglia

Quando recensì l’antesignano della trilogia — che ancora trilogia non era — nel 2014, mi augurai che il provetto registra Sydney-Melbourne Sibilia non “smettesse” troppo presto di fare film di quel livello. Questa volta le mie speranze non sono state disattese. Anzi, in un 3x2 che neanche i Grandi Magazzini, alla proposta incalzante di dare un seguito al primo film, Sydney ha rilanciato proponendo di estendere la storia ad una trilogia. Da grande cultore del cinema anni ‘80 (e per risparmiare qualche soldino sulla produzione, quisquilie da fiscalisti) Sibilia ha girato i due nuovi capitoli in back-to-back, la stessa tecnica di produzione usata, tra gli altri, per gli ultimi due film di “Ritorno al Futuro”, permettendo così l’uscita ravvicinata delle due pellicole.

Nerdaggini cinefile a parte, com’è questo “Masterclass”, secondo capitolo della trilogia di accademici squattrinati?

Un’apoteosi.

Ritorno al Futuro Anteriore

Non posso fare a meno di tessere le lodi del caro Sydney-Brisbane Sibilia, anche se devo ammettere che il gaglioffo le ha studiate tutte per farmi piacere questo film, rovistando nel mio armadio dei ricordi da bimbo cresciuto negli anni ‘90 a suon di repliche di “Star Wars”, “Indiana Jones” e il già citato “Ritorno al Futuro”.

Omaggi, ammiccamenti e scopiazzature (ma di quelle fatte bene) ai suddetti classiconi ci sono tutti. Un po’ di esempi?

Cominciamo dalla fine dall’inizio, dove il richiamo a “Ritorno al Futuro” è forte. “Masterclass” apre esattamente con la chiusura del primo film. Il neurobiologo Pietro Zinni, capo della banda dei ricercatori, sta scontando la propria pena in carcere. Battutine amare su come evitare il rilascio per buona condotta, così da mantenere lo stipendio da insegnate di chimica del carcere e mandare i soldi a casa per il pargoletto nato poco tempo dopo l’incarcerazione. Colpo di scena. “Smetto Quando Voglio” col suo finale agrodolce, non ci aveva raccontato tutta la storia. Finisce la scenetta di cui sopra e scopriamo che Pietro ha un affare in ballo, viene minacciato da uno sconosciuto compagno di carcere e vuota il sacco, dando il La al flashback che costituisce la storia di “Masterclass”.

Per una Smart-drug in Più

Mr. Fusion caricato, tempo-circuiti pronti, VIA!

Poco dopo l’incarceramento, Pietro è stato contattato da Paola Coletti, ispettrice del gruppo narcotici di Roma. In un flashback nel flashback, Paola presenzia all’arresto di Alberto, nel primo film (in una bella rievocazione della stessa scena vista nel primo episodio, ma girata dalla prospettiva dell’investigatrice). Da lì, Paola propone a Pietro un piano mefistofelico (e qua si fa scuola a robazze come Suicide Squad e simili): la banda di ricercatori, sfruttando le proprie conoscenze, investigherà sotto copertura l’origine di 30 smart-drugs, mettendo i bastoni tra le ruote alle bande criminali che le producono. Un assist per la Polizia che, come nel primo film, ha le mani legate poiché le sostanze incriminate non sono considerate illegali.

Ovviamente l’avventura sta proprio nella ricostituzione della banda, tra un “come si è andati a finire” dei membri originali e l’acquisizione di un paio di “cervelli in fuga” sullo sfondo di combattimenti clandestini in Tailandia e signori della guerra Nigeriani.

Masterclass

Masterclass bissa il successo dell’illustre predecessore, pur introducendo una forte dissonanza col primo capitolo. Mentre in “Smetto Quando Voglio” il thriller da heist movie era asservito ai tempi comici, Masterclass risulta un film più cupo. Ben inteso, si Ride (sempre maiuscola) anche qui, ma questo secondo capitolo riduce i toni della farsa per costruire un rapporto più strutturato tra i personaggi — tra Pietro e Alberto in primis — e per spingere sull’azione — una strepitosa scena vi tirerà secchiate di cultura miste a tamarrate degne del peggior “Fast and Furious”.

Sydney-Darwin Sibilia ha fatto i compiti e, come nelle migliori tradizioni epiche, in questo secondo atto si prende il tempo per tessere i legami tra i propri eroi, aprendo il mondo costruito loro intorno e facendoceli sprofondare dentro fino alla gola. Ricorda qualcosa? Personalmente il rapporto tra “Smetto Quando Voglio” e “Masterclass” mi ha subito richiamato alla mente quello tra il primo e secondo capitolo della trilogia classica di Star Wars, dove il tono avventuroso di “Una Nuova Speranza” lascia il passo ad una storia molto più ampia e cupa. A rinforzare il parallelo tra le due saghe, ci pensa il finale di “Masterclass” che… taccio per rischio spoiler :)

Aspettando con impazienza Ad Honorem, il capitolo finale (la cui data di pubblicazione si aggira tra fine 2017 e inizio 2018) ci possiamo godere il teaser dopo i credits di “Masterclass” — ancora un omaggio al finale del secondo “Ritorno al Futuro”.

Ah, a inizio articolo ho nominato Indiana Jones ma ho dimenticato di dire a cosa si riferisse la citazione. Dico solo che quel mezzo lì (spoiler, qui), buttato sul finale della pellicola, basterà da solo a farvi ronzare nelle orecchie la colonna sonora dell’avventuroso archeologo.