Luc tira fuori dal proprio cappello un altro capolavoro (per i fan di Besson).
Qui Alpha, Valerian rispondi
Horror vacui. Il terrore del vuoto che, quando si parla di spazio, fa presto capolino. E chissà, magari Besson ha creato l’universo di Valerian così straripante di vita per esorcizzare la paura del vuoto siderale. O magari il registra francese si voleva solo divertire, spingendo al limite le attuali possibilità degli effetti speciali — del resto doveva pur spendere in qualche modo quei 197,47 milioni di euro di budget.
Adattato da una serie di fumetti francesi nata negli anni ‘60 — di cui Besson, ça va sans dire, è innamorato fin da tenera età — Valerian (fumetto e film) ha come protagonista l’omonimo agente segreto (interpretato da Dane — borse-sotto-gli-occhi — DeHaan) accompagnato dalla bella e indomita Laureline (Cara Delevingne).
Il film, che nulla si vuol far mancare, vanta la bellezza di tre introduzioni.
La prima, racconta la storia di Alpha, la città dei mille pianeti del titolo, nata dall’evoluzione incontrollata della Stazione Spaziale Internazionale, dopo che questa ha attirato vita aliena dai quattro angoli dell’universo e ha lasciato l’orbita terrestre per “cercar fortuna” nello spazio profondo. Nella seconda incontriamo una razza di pacifici e allampanati umanoidi che pescano perle contenenti enormi quantità di energia e usano piccoli animali per replicarli. E la terza, più lunga, è quella che riguarda la missione dei due agenti, impegnati nel ritrovamento di un oggetto di inestimabile valore, ritrovato in un enorme bazar di una dimensione alternativa, accessibile solo tramite realtà virtuale e scatole trans-dimensionali.
Dicevo. Horror vacui.
Come per Lucy, anche Valerian esigerà un certo impegno da parte degli spettatori. Ma ormai Besson ha abituato il proprio pubblico a devozioni di questo tipo. E se da una parte il fantastico impianto visivo messo in campo dal film non mancherà di lasciare a bocca aperta gli spettatori di ogni età, dall’altra la trama intessuta dal registra del Quinto Elemento (i cui echi ancora si sentono a vent’anni di distanza) risentirà di quella innocenza che il registra francese spesso mostra (per voglia o difetto) nel raccontare le proprie storie. Così, benché il film metta in campo elementi promettenti come i complotti politici della brulicante Alpha ed il tumultuoso rapporto tra Laureline e Valerian — la prima ribelle e insofferente delle regole, il secondo rigoroso e intransigente nell’applicazione della Legge —, finiscono nel banale (E.T. telefono-il-finaleeeeee) il primo e incompreso il secondo — mentre nel fumetto la dualità tra i due personaggi è chiarita dai relativi passati, glissati completamente dal film.
Ma se da una parte la critica ha parzialmente stroncato l’ultima fatica del regista francese, cassandola come un fiasco preannunciato, dall’altra un gremito popolo di irriducibili fan (tra cui il sottoscritto) ha trovato irresistibili gli spunti creativi e il potenziale dell’universo di Valerian. Il tutto corroborato dallo stile spontaneo e spesso innocente di Besson e da un casting dal forte connotato adolescenziale (e complimenti a Delevingne e DeHaan che, a 25 anni l’una e 31 l’altro, sembrano ancora due diciottenni).
Ci sarà l’opportunità per una “bella copia”? Forse si, intanto (happy-go-)Lucky Luc si è già dichiarato disponibile per gli eventuali (e già scritti!) sequel di una futura trilogia.