La scorsa settimana Tesla, tramite la voce e il corpo del CEO/fondatore/dio-pagano Elon Musk, ha presentato il Semi, un autoarticolato elettrico che porta Tesla a competere, oltre che nel mercato delle auto sportive (e prossimamente quello delle utilitarie) nel settore dei mezzi pesanti.
Tesla Semi
Alla presentazione Musk arriva su un Semi argentato. Quasi ci si aspetta che il camion futuristico allinei le ruote al terreno, inizi a lievitare e svolazzi qua e là come la DeLorean di Ritorno al Futuro. Non succede, ma l’aspettativa del pubblico è alle stelle.
La presentazione parte sulle performance. Grazie ai quattro motori elettrici di cui è dotato il Semi, insieme alla forma affusolata ideata per fendere l’aria e ridurrne al minimo la resistenza, il camion di Tesla è in grado di affrontare tracciati di 800 km a massimo carico con prestazioni da far impallidire qualsiasi motrice diesel.
Come c’era da aspettarsi, Tesla prevede di dotare ogni Semi dei propri dispositivi di guida assistita (ma niente autopilot per ora) come frenata automatica di emergenza, sistema di mantenimento automatico della corsia (che avverte il conducente con un segnale acustico e la vibrazione del volante dell’eventuale cambio di corsia involontario) e sistema predittivo di collisione anteriore (che allarma il guidatore dei possibili ostacoli oscurati alla sua vista dai vari fattori ambientali). Sempre all’insegna della sicurezza, e grazie alla presenza dei 4 motori indipendenti che aggiustano automaticamente l’assetto del mezzo, Tesla ha dotato i propri camion di un sistema di controllo e prevenzione delle collisioni tra la cabina e il rimorchio, uno dei pericoli principali di ogni autoarticolato. Insieme a questi servizi per la guida, il Semi è anche dotato di sistemi automatici di rilevamento degli incidenti e segnalazione al pronto intervento, il tutto per aumentare sia la sicurezza dei conducenti che quella degli altri mezzi su strada.
I numeri (ovviamente dati dall’oste Musk) fanno ben sperare per l’adozione dei mezzi elettrici anche per il trasporto pesante. Dalle prove effettuate da Tesla, considerando un trasporto a pieno carico e massima velocità consentita, i costi di un tradizionale mezzo a diesel si aggirano attorno ai 0.60€ a Km, mentre scendono a 0.53€ a Km per il Semi, per un risparmio complessivo di 20% sul trasporto — per non parlare dell’azzeramento delle emissioni, se si considera la ricarica elettrica tramite sorgenti rinnovabili.
Ciliegina sulla torta, la modalità convoglio, che permette ai Semi di disporsi automaticamente in fila in modo da sfruttare la scia del primo mezzo e risparmiare l’energia “sprecata” dal capofila per fendere l’aria — una tecnica già usata dai camionisti, oltre che dai piloti di Formula 1, MotoGP e ciclisti di tutto il mondo. Le dotazioni tecnologiche del Semi permettono di automatizzare ulteriormente la creazione e conduzione dei convogli, permettendo di ottimizzare distanze e consumi a tal punto da mettersi nello stesso regime di costi del trasporto su rotaia — meno l’importante fattore di essere legati alle strade ferrate disponibili. La modalità convoglio potrebbe far gola a molte aziende della grande distribuzione (supermercati, rivenditori online, etc) per ridurre drasticamente i costi di trasporto delle proprie merci.
Chiudendo la presentazione, Musk ha dichiarato che i primi Semi usciranno dalle proprie Gigafactories ad inizio 2019, con regimi di prezzo dai 150.000 a 180.000$ rispettivamente per la motrice con autonomia da 500 e 800 Km.
Come sempre rimaniamo sintonizzati sugli “azzardi” di Elon, contenti dell’impegno di Tesla nel portare il motore elettrico in ogni settore del trasporto.