Marvel Runaways
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Marvel Runaways

E se i ragazzi di Breakfast Club fossero figli dell’alta società e i loro genitori fossero invischiati in un misterioso piano fatto di riti sacrificali e strani culti? Ciliegina sulla torta? Una delle migliori serie a fumetti di Marvel degli ultimi tempi.

Runaways

Come nel citato ed omonimo fumetto Marvel, la storia di Runaways riguarda un gruppo di teenagers che scopre che i propri genitori, tutti stimati membri dell’alta società, fanno parte di una losca organizzazione criminale dedita ai sacrifici umani.

L’eterogeneo gruppo dei (prossimi) runaways (dall’inglese fuggiasco, ma anche scappato di casa) comprende Alex, super-nerd e figlio di Catherine e Geoffrey Wilder, lei principessa del foro, lui costruttore di successo; Nico, la goth del gruppo, figlia degli amministratori delegati di una grande azienda tecnologica, Tina e Robert Minoru; Chase, dotato tanto di cervello quanto di muscoli, subissato dalle angherie del geniale padre, Victor Stein; Karolina, figlia della leader della Chiesa di Gibborim, Leslie Dean; e a completare il quadro, la femminista Gert e sua sorella adottiva Molly, insieme ai loro genitori, la coppia di scienziati Dale e Stacey Yorkes.

Nel pilot della serie viene accennato (e millesimato nelle puntate successive) che i ragazzi, cresciuti insieme fin dalla più tenera età, da due anni si sono persi di vista a causa di un inaspettato lutto: la sorella di Nico, Amy, è morta in circostanze misteriose, gettando il gruppo nello sconforto. I ragazzi, allontanatisi l’un l’altro, si rifugiano dentro loro stessi, ognuno cercando di colmare come meglio può il vuoto lasciato dalla perdita di Amy. Chase, inventore come il padre, entra nel team di lacrosse della scuola e mette muscoli e carriera scolastica davanti a tutto. Nico si nasconde dietro la propria maschera (goth), con le cuffie costantemente alle orecchie per isolarsi dal resto del mondo. Karolina decide di dedicare anima e corpo alla Chiesa di Gibborim — ogni riferimento alla chiesa di Scientology è puramente voluto —, diventandone sostenitrice e testimonial pubblico. Gert, capelli viola e look trasandato, è impegnata nell’affermare il potere della donna e ad ispirare altre “compagne” alla rivolta contro il patriarcato, mentre la sorella Molly è alle prese coi problemi della pubertà. Solo Alex sembra non riuscire a buttarsi alle spalle il passato, chiudendosi in sé stesso e crescendo senza amici.

È proprio la nostalgia dei vecchi amici che spinge Alex a provare a riunire tutti gli ex-amici, che, dopo varie vicissitudini, si ritrovano — più volenti che nolenti — alla porta dei Wilder. Dal ritrovo allo scoprire un meccanismo segreto verso una sala sotterranea della casa di Alex il passo è breve (no?). Increduli, i ragazzi trovano i propri genitori intenti nel rito sacrificale di una giovane seguace della Chieda di Gibborim; il fatto che innescherà la catena di eventi che porterà prima il gruppo a scappare dai propri genitori e in seguito a combatterli per sventare i loro piani malvagi.

La serie, uscita su Hulu, seppur conservando la base da teen soap — ma più una Buffy che un O.C., del resto Victor Stein è interpretato da James Marsters, lo Spike della serie sulla cacciatrice di vampiri — non scade mai nelle stucchevolezze del teen drama e anzi riesce a toccare le corde giuste sia del pubblico di teenager quanto di quelle — senz’altro più smaliziate — del pubblico adulto. Lo spaccato è quello della vita da adolescenti moderni, iperconnessi, selfie e chat (finto-whatsapp) alla mano. Per fortuna a farla da padrone sono i sentimenti di questi wannabe adult alla ricerca del proprio posto in un mondo difficile da capire. Qui, ancor più che in altre serie di successo sui mutanti (m minuscola) Marvel come The Gifted e Legion, i poteri che i Runaways sviluppano (e svilupperanno) sono appena accennati sullo sfondo della trama, riservandoli ai soli momenti in cui una super-forza o poteri mistici fungono da motore per il proseguo della trama. A corroborare la narrazione visiva ci pensa un variegato tappeto sonoro caratterizzato da tonalità tipicamente anni ‘80 — molto vicine a quelle del recente Stranger Things — capace di esaltare tanto i momenti più concitati quanto quelli più intimi.

Ancora una buona prova per Marvel, che sta finalmente dimostrando di saper mettere a frutto il grande patrimonio di storie accumulato in decenni di collaborazioni con alcune delle migliori menti creative del pianeta (fumettistico).