Un tempo custodiva armature e trofei militari. Oggi, invece, quel che ne rimane non esiste più. Al suo posto si trova un cumulo di macerie.
Stiamo parlando della Schola armaturarum juventis pompeiani, la palestra degli atleti di Pompei, sbriciolatasi sabato 6 novembre alle 6 del mattino poco prima dell’apertura del celebre sito archeologico.
L’edificio, chiamato comunemente anche “la casa dei gladiatori”, si trovava lungo la via dell’abbondanza, la strada principale della città, percorsa ogni giorno da centinaia di turisti ed era visibile solo dall’esterno. Dopo il crollo invece l’intero tratto è stato transennato ed interdetto ai vistatori.
Ad un primo esame le cause del crollo sono imputate alla pioggia e ad un cattivo restauro eseguito negli anni scorsi.
Ma quanto accaduto (e dopo il crollo di parte del soffitto della Domus Aurea a Roma) getta un lunga ombra sullo stato di conservazione e manutenzione del patrimonio storico-artistico-archeologico del nostro paese.
Tale patrimonio sarà anche di ingenti dimensioni e i fondi saranno pure limitati, come si afferma dalle parti del Ministero dei Beni e delle Attività culturali, ma se già le poche risorse che si hanno a disposizione vengono ridotte o destinate ad altro (come ha rivelato Radio Rebelde nel suo ultimo articolo) non è possible, in ogni caso, andare molto lontano.
L’area archeologica di Pompei, nonostante sia uno dei siti più visitati del nostro paese, non versa in ottime condizioni. Sporcizia, rifiuti, cani randagi, cattiva o addirittura assenza di manutenzione. Ed ora si temono nuovi crolli. Problemi forse comuni a Pompei ma che ora finsicono sotto la luce dei riflettori.
Una vergogna per l’Italia, ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Una vergogna forse destinata a ripetersi. Purtroppo.