John Carter
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John Carter

Un po’ Avatar, un po’ Star Trek e po’ Indiana Jones, ecco John Carter, figlio di nessuno ma papà di tutti.

Introduco brevemente il film e vi spiego nella seconda sezione il senso del criptico incipit.

John Carter

1868, Arizona.

L’intestina guerra di secessione tra Nord e Sud degli USA è da poco terminata, ma le ferite inferte alla popolazione sono ancora fresche. Il pluridecorato veterano John Carter, che durante il conflitto ha perso moglie e figlia, ha deciso di appendere le armi al chiodo e di costuirsi la propria fortuna cercando l’oro.

Peccato che questa condizione duri poco e che il malcapitato venga prelevato coattamente dal 7° cavalleggero per tornare a servire la patria. Testardo per natura, John riesce a sfuggire, ma si trova ben presto in una situazione ancora peggiore, braccato sia dall’esercito USA sia dagli Apache in lotta per il possesso dei propri territori. Cercando una via di fuga, l’avventuroso protagonista trova una caverna, vi entra e, assalito, uccide uno strano figuro che parla una lingua incomprensibile. Afferrando il medaglione del malcapitato aggressore e pronunciandone le parole esalate in punto di morte, Carter viene proiettato su Marte.

Sul pianeta rosso, oltre a scoprire di poter fare salti di centinaia di metri e di possedere una forza sovrumana – o meglio, “sovraliena” –, fa la conoscenza di Tars Tarkas, Jeddak (Re) dei Tharks, verdi giganti di quasi 5 metri (e menomale che dovevano essere ometti), dotati di quattro braccia.

Grazie ai Tharks, John Carter viene a conoscenza della storia di Marte – da loro chiamato Barsoom –, un tempo pianeta fertile e pieno di vita, ora ridotto ad un cumulo di lande desertiche, diviso da una guerra millenaria tra le città dei “marziani rossi” di Helium e Zodanga.

Suo malgrado Carter dovrà trasformarsi nell’eroe di Marte, lottando per portare la pace tra le popolazioni del pianeta.

Edgar Rice Burroughs Dopo la visione della pellicola, ho ben pensato di farmi un giretto sulla pagina Wiki del film e ho scoperto che non èJohn Carter ad essere figlio dei vari Kirk/Jake Sully/Indiana Jones di rito, ma semmai quest’ultimo è il padre di tutti loro.

Il personaggio, nato dalla macchina da scrivere di Edgar Rice Burroughs – famoso soprattutto per essere il creatore di Tarzan – nel lontano 1912, festeggia proprio quest’anno il proprio centenario ed è, a tutti gli effetti, l’archetipo dell’eroe tutto cazzotti e fantascienza a cui oggi siamo abituati.

Curiosità personali a parte, il film risulta magistralmente condotto da un regista alla sua prima prova con un live action, Andrew Stanton, l’uomo dietro la cinepresa – o meglio il mouse – di capolavori Pixar come Toy Story e Wall-E.

A questo si aggiunge un cast di attori consolidati come Mark Strong, Willem Dafoe e James Purefoy, ai quali si affiancano giovani promesse come Taylor Kitsch e Lynn Collins (già rispettivamente Gambit e Volpe d’Argento in X-Men le origini: Wolverine.

Una fotografia suggestiva e attenta ai dettagli (l’esperienza Pixar si fa sentire) ed un montaggio dinamico completano il quadro di un film d’avventura per tutti – è pur sempre un Disney – che non mancherà di ripresentarsi con un paio di sequel nelle sale.

VIRGINIA!!