Sono figlio della terra e del cielo stellato, di sete son arso; vi prego fate che io mi disseti alla fontana della memoria.
Da Vinci’s Demons
Da oltre un decennio ce la stanno menando da tutte le parti con da Vinci, il Papato, la Chiesa, le società segrete e chissà quali misteri ottenuti dall’unione/intersezione degli stessi. Per chi ha vissuto in una caverna fino a ieri, l’iniziatore di questa moda apparentemente immune alla crisi è stato Dan Brown con il suo – tutt’altro che primogenito – Codice da Vinci, best seller mondiale ed oggetto di un’onesta trasposizione cinematografica con Tom Hanks e Ron Howard, rispettivamente davanti e dietro la cinepresa. Intanto altri “cercatori d’oro” si sono messi a setacciare il filone di Brown, ottenendo risultati alterni, vedi “il mistero delle pagine perdute” con l’annesso dimenticabilissimo sequel, ma anche una cascata di libri, videogiochi – chi ha detto Assassin’s Creed? – e serie televisive ottenute dalla sostituzione di uno o più dei componenti dell’equazione.
Da Vinci’s Demons – titolo mutuato anche nella trasposizione nostrana – segue il sopracitato filone. More of the same, ma fatto bene. Fil rouge della serie TV è la storia dell’artista-marchingegnere fiorentino impegnato nella ricerca della verità sulla madre scomparsa poco dopo la nascita di quest’ultimo. Nel pilota della serie, Leonardo scopre che per ritrovare la madre deve risolvere il rebus legato ad un fantomatico “Libro delle Lamine” (ma queste lamine?) la cui posizione è tramandata dai membri della società segreta dei Figli di Mitra. In più, dato che di sola arte non si può campare, Leonardo si vende come ingegnere militare, mettendosi al servizio di Lorenzo il Magnifico e ritrovandosi invischiato nei torbidi intrighi delle corti dell’Italia rinascimentale.
Da una parte la fiorente quanto liberale Firenze medicea, dall’altra l’opprimente dominio papale con a capo Papa Sisto IV – si, quello della Cappella Sistina – e la “storicamente riportata” congiura dei Pazzi. Arte, sesso, violenza, mistero ed azione saranno all’ordine del giorno e, nelle 8 puntate da circa 60 minuti, l’artista fiorentino dovrà vedersela con riti di sangue, veleni, incarcerazioni e duelli all’ultimo sangue.
Queste carte non svelano solo il temperamento, ma anche il fato
Personalmente mi sono avvicinato a Da Vinci’s Demons con una raccomandabile dose di scetticismo e, di per sé, la serie ha bisogno di una forte “sospensione del dubbio” per essere apprezzata veramente. Non aspettatevi l’assoluta fedeltà sui fatti raccontati – anche se buona parte di essi hanno un riscontro storico – e glissate sugli anacronismi a cui nemmeno la scienza di da Vinci potrebbe mettere una pezza. Del resto, il primo dialogo tra Leonardo e il Turco – personaggio che ricorrerà in tutta la stagione – ha messo in chiaro le cose: “la storia è una menzogna affilata come una lama da chi ha celato la verità”. Insomma, sono i libri di storia ad avere torto. Ed è esattamente per questo che la serie viene catalogata come “fantasy storico”. La Storia c’è, ma se vi capita di vedere un drone a forma di colomba svolazzare allegramente per il centro della Firenze rinascimentale non storcete troppo il naso.
Produttore della serie è Starz, già dietro al fortunato Spartacus che, a sua volta, attingeva a piene mani dal fantasy storico di cui 300 è il suo titolo più famoso. Aggiungeteci poi che il creatore è quello stesso Goyer che ha collaborato alla trilogia del Cavaliere Oscuro di Nolan e avrete il Leonardo da Vinci più “dark” e maledetto che si sia mai visto su schermo.
Al netto della prima serie, Da Vinci’s Demons è una godibilissima avventura. L’impegno richiesto allo spettatore è minimo ed in cambio si ritroverà un Leonardo furbo ed avventuroso per il quale non esiste mistero che non possa essere svelato e che non rinuncia a una buona scazzottata se la situazione lo richiede. Ambiguo all’estremo, il Leonardo di Goyer sarà spesso sospeso tra l’onirico e il reale, avido di assaggiare ogni sfaccettatura della vita, indipendentemente dal sesso del proprio compagno d’avventura. Fotografia e location vincono a mani basse con le bellezze della Firenze rinascimentale, anche se la qualità delle ricostruzioni in computer grafica mostrano spesso il fianco quando integrate col girato in studio.
Personalmente ho anche apprezzato la genuinità della serie in cui si può notare come, coll’incedere degli episodi, gli attori costituiscano una sinergia che tocca il proprio apice nel fragoroso finale. Nota positiva per il pubblico italiano è che, a mio parere, la serie guadagni molto con la localizzazione nostrana che contribuisce ad alzare il livello generale della produzione dando all’interpretazione degli attori quella serietà che manca – sopratutto nei primi episodi – nella serie originale (per non parlare dei cognomi storpiati e pronunciati come li leggerebbe un inglese, etc.).
La serie, promossa a pieni voti da critica e pubblico, ha già in produzione una seconda stagione datata 2014. Rimescoliamo i mazzo di tarocchi e prepariamoci ad estrarre altre otto carte.