Alcune volte è sorprendente la ciclicità di certi eventi: l’immancabile ritorno di mode vecchie di 20-30 anni, l’andirivieni dell’interesse per la politica; ne ho parlato perfino nell’articolo sulla legge 133.
La crisi, parola molto di moda al momento, è già stata argomento di ottimi articoli scritti da Radio Rebelde ( Crisi finanziaria del 2008), in questo articoletto invece, senza perdermi nei dettagli di tecnicismi e calcoli cabalistici, vorrei puntare il riflettore su un altro evento ciclico, ma di tipo economico: le crisi della Borsa.
La tulipe noire
Forse non tutti sanno - ed è per questo che lo scrivo - che la prima speculazione finanziaria su larga scala ha avuto luogo nell’Olanda del XVII secolo. Allora non erano certo i mutui subprime a minare le fondamenta della finanza e dell’economia; al contrario il primo crack finanziario, dovuto all’esplosione di una bolla speculativa, fu provocato dal “mercato” dei tulipani.
Dopo la loro importazione in Europa, il prezzo dei tulipani salì vertiginosamente: la domanda per questi fiori aumentò a tal punto che perfino le Borse Valori iniziarono a speculare sui tulipani. Il commercio però non si limitò al semplice scambio di contratti d’acquisto, arrivando a contemplare perfino i contratti sull’intenzione(sostanzialmente dei futures) di coltivare i fiori.
Questo aumento fittizio di valore dovuto alle continue speculazioni arrivò - come sempre accade - al suo culmine massimo. I venditori che s’accorsero di non poter gonfiare ulteriormente i prezzi cominciarono a vendere, causando un effetto domino devastante sulla Borsa: i prezzi crollarono, portando con loro milioni di speculatori che si ritrovarono con in mano contratti che non valevano nemmeno la carta su cui erano stampati.
Quando la Borsa fa “CRACK”
Da allora la storia non è cambiata di molto: speculazioni dovute ad eventi esogeni al mercato - scoperte, innovazioni tecnologiche, guerre, etc… - hanno generato vaste occasioni di profitto dovute ad una corsa continua agli investimenti.
Innescata la cosiddetta “spirale speculativa”, i prezzi continuano a salire vertiginosamente in un circolo virtuoso - o vizioso, a piacere - in cui l’imperativo è “comprare” per generare altra aspettativa da parte del mercato ed un incessante aumento del prezzo.
Come nel caso della “bolla dei tulipani”, il meccanismo non è a moto perpetuo: una volta superata la soglia critica, alcuni speculatori più accorti cominciano a vendere, dando il La ad una tornata di vendite compulsive dovuta al panico generale - il crollo verticale è inevitabile.
E La Borsa e La Vita
A questo punto è lecito chiedersi: “Se questo saliscendi dei mercati è ciclico, ma limitato ai mercati stessi, perché dovrebbe interessare le economie reali?”.
La risposta è insita nel mercato, o meglio, nella natura dei personaggi che popolano questo inverosimile mondo di carta - ormai sostituita in toto da bit e bytes.
Chi meglio degli istituti finanziari (banche ed affini) può interpretare ed alterare gli umori di questo strano animale chiamato “mercato azionario”?
Dotate dei migliori analisti, speculatori ed agenti del mercato, sono loro i principali scommettitori in questo gioco delle parti ed ecco spiegato perché una volta scoppiata la “bolla speculativa”, gli effetti della crisi delle Borse ricadono sull’economia reale, cioè sulle normali persone che richiedono un mutuo per comprare case ed automobili o per finanziare le loro aziende.
Il carburante economico
In calce a questo excursus sulle crisi delle Borse, vorrei comunque spezzare una lancia a favore dei personaggi sopra descritti: sui Media figure come broker, speculatori ed istituti finanziari vengono messi alla berlina - facendo di tutta l’erba un fascio - insieme a strumenti sconosciuti ai non addetti ai lavori, come futures ed opzioni.
Va invece sottolineato che l’economia reale deve molto all’economia finanziaria, senza di essa sarebbe solo una bella macchina, ma senza carburante per farla funzionare.